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PEDICULOSI

MILAZZO

Dott.Angelo Milazzo

Per certi “grattacapi”: occhio al pidocchio!

Dott. Angelo Milazzo, Pediatra
Da parecchi anni si verifica una progressiva recrudescenza dei casi di pediculosi del capo. Recentemente nella nostra provincia tale infestazione si è diffusa in maniera rilevante, provocando situazioni di disagio in molte famiglie. Il diffondersi della pediculosi non è da imputare solo alla scuola, ma anche ad altri luoghi di aggregazione: palestre, piscine, ecc. E’ necessaria la piena collaborazione degli insegnanti, degli istruttori e delle famiglie affinché siano adottate misure efficaci di prevenzione e di trattamento, superando sentimenti di vergogna e pregiudizi, ancora estremamente diffusi.
Contrariamente a quanto viene comunemente ritenuto, il pidocchio ha tendenze profondamente “democratiche”: non predilige nessun ceto sociale ed è insensibile sia all’igiene, sia alla sporcizia, sia alla lunghezza dei capelli. Rispetta solamente la razza negra, dove la frequenza sembra non superare lo 0,3% della popolazione. Parassita soprattutto i bambini di età compresa tra i 3 e gli 11 anni. La frequenza registrata nel nostro Paese varia dal 5 al 22% dei bambini. In Europa l’incidenza nell’età scolare varia dal 25% del Regno Unito al 49% della Francia.
Considerazioni cliniche
L’agente è il Pediculus Humanus capitis, insetto ematofago specie-specifico, che nello stadio adulto è lungo 1-3 mm ed è di colore grigiastro. Non sopravvive generalmente più di 24 ore lontano dall’ospite. Le uova vengono “incollate” al capello in prossimità dell’ostio follicolare, per mezzo di sostanze di natura polisaccaridica. Si schiudono dopo 7-10 giorni. Le lendini morte o vuote sono trasparenti e bianche e possono avere un aspetto simile alla forfora, la quale però ha localizzazioni molto più varie e si può staccare facilmente dai capelli.
L’intensità del prurito è fortemente soggettiva. Le eventuali lesioni da grattamento si possono associare ad alterazioni cutanee di tipo eczematoso e ad infezioni batteriche secondarie, con conseguente adenopatia retro auricolare e cervicale posteriore.
Il reperto di lendini non è sempre un marker di infestazione in fase attiva. Infatti le uova non vitali possono persistere per settimane dopo la terapia. Il CDC di Atlanta ha stabilito che il semplice riscontro di lendini può avere significato diagnostico solo quando la maggior parte di esse sia a meno di 6,5 mm dal cuoio capelluto.
La diagnosi viene indubbiamente facilitata dall’ausilio di lenti di ingrandimento. E’ stato inoltre dimostrato che l’uso del pettine a denti fitti consente una migliore e più rapida identificazione del pidocchio.
Considerazioni sulla terapia
Revisioni rigorose effettuate dalla Cochrane hanno evidenziato che le piretrine naturali, la permetrina ed il malathion rappresentano i trattamenti che si sono rivelati sicuramente efficaci.
Le formulazioni anti-pidoccho per essere efficaci debbono restare a stretto contatto con i capelli per un tempo sufficiente, che può variare da un minimo di 10-20 minuti ad un massimo di 12 ore. Pertanto sono assolutamente da preferire le formulazioni sotto forma di : creme, lozioni, mousse termosensibili.
Le polveri non realizzano un uniforme contatto con i capelli ed il cuoio capelluto ed inoltre possono essere inalate.
Le formulazioni in shampoo sono attualmente le più vendute in Italia. Ciò avviene poiché ancora troppo spesso le famiglie provano vergogna anche nei confronti del proprio medico di famiglia, e ricorrono a pratiche di auto-medicazione od ai consigli estemporanei del farmacista. Tuttavia,
l’utilizzo dello shampoo non rappresenta una terapia ottimale per i seguenti motivi: a) tempo di contatto troppo breve; b) minore concentrazione del principio attivo, che è inevitabilmente diluito dall’acqua; c) minore capacità di penetrazione del principio attivo quando il pidocchio è immerso nell’acqua; d) istaurarsi di resistenze in seguito ad uso non corretto dei preparati.
Pertanto lo shampoo può rappresentare un presidio aggiuntivo, ma non esclusivo nell’ambito del trattamento terapeutico.
Le piretrine sono presenti sul mercato in associazione al piperonil-butossido, che ne aumenta l’efficacia. Agiscono bloccando la ripolarizzazione dei canali del sodio dei neuroni del pidocchio (tipo DDT), portandolo alla paralisi ed alla morte. Hanno inoltre attività ovocida.
La permetrina è una combinazione di isomeri delle piretrine e pertanto ha un meccanismo d’azione sovrapponibile. Piretrine e permetrina hanno una tossicità quasi nulla per l’uomo e vengono considerate sicure in bambini anche di un mese di vita.
Si è dimostrata particolarmente efficace la
crema a base di permetrina all’1%.
In caso di insuccesso, è indicato l’uso del malathion. Il malathion è un inibitore irreversibile della colinesterasi. Pertanto provoca un accumulo di acetilcolina a livello del recettore e causa morte del parassita e delle uova. E’ stato approvato dall’FDA fin dal 1999. Alcuni inconvenienti sono rappresentati dall’odore e dall’infiammabilità del prodotto. Inoltre non è stata compiutamente dimostrata la sicurezza in bambini di età inferiore a 6 anni. Gli studi clinici valutati dalla Cochrane non hanno evidenziato eventi avversi importanti, anche se condotti con tempi di applicazione di almeno 12 ore.
E’ sempre raccomandabile eseguire un secondo trattamento dopo 7-10 giorni e terapeutizzare i conviventi, ai primi segni di infestazione.
L’utilizzo di un pettine a denti fitti, anche con l’ausilio di aceto diluito in acqua, è utile per la rimozione meccanica delle uova.
Le usuali misure di igiene debbono interessare: pettini, spazzole, copricapo, federe, asciugamani, sciarpe, lenzuola, vestiti. Il lavaggio con acqua calda e l’uso di prodotti antiparassitari risultano solitamente sufficienti.
La Circolare Ministeriale n. 4 del 13/03/1998 ha previsto “restrizioni della frequenza di collettività fino all’
avvio di idoneo trattamento di disinfestazione, certificato dal medico curante”.


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