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Collana Editoriale > MemorieMediterranee
Un giorno ad Auschwitz mi fermai
Sfogliando libri di memorie
accesi frammenti di storia che
come nuvole grigie
oscurarono angoli di verità.
Un giorno ad Auschwitz mi fermai.
Un angolo di cielo
pianse lacrime di sangue.
Vidi le porte dell’inferno
spalancarsi a destini incalzati
da un folto filo spinato
inarcato su un’inquietudine
inzuppata d’immane atrocità.
Vidi il sole impallidire
e una coltre di cenere
annerire le speranze
di quei numeri vaganti
tra i reticolati nelle ristrette aree
consentite a chi avesse ancora
la forza di lottare.
A stento si rincorreva
l’alba del domani
per non dover spegnere
i propri sogni.
Un giorno ad Auschwitz mi fermai.
Vidi corpi martoriati dal dolore
ali bianche di libertà,
bramose di volo,
prigioniere d’un freddo cancello
con sopra scritto:
“ARBEIT MACHT FREI”.
Vidi la paura solcare visi innocenti,
la dignità umana ridotta a brandelli,
il vero volto della crudeltà umana
trasudare smisurato odio.
Con rabbia chiusi
quei libri di memorie
per impedire ai miei occhi
di guardare ancora,
vergognandomi
di quelle assurde atrocità.
Avrei voluto ignorare
quell’angolo di cielo
ma ad Auschwitz un giorno mi fermai
per non dover mai dimenticare.
Per provare ad aprire
quel maledetto cancello con sopra scritto:
“ARBEIT MACHT FREI”
che impedì alle bianche ali della libertà
di spiccare il volo.
Un giorno ad Auschwitz mi fermai…
Consapevole d’ogni colpa.
Enza Giurdanella